Lemba (Kinshasa) 18/09/2011

Fabrizio Vertua

Fabrizio 19/09/2013

Sono passati due anni, ma quella notte non la scorderò mai. La ricordo come se fosse ieri.
Perché è stato proprio in quella notte, che abbiamo cominciato la vera storia della nostra famiglia. Eravamo in Congo da 5 giorni e, l’arrivo delle altre coppie, ci aveva “costretto” allo spostamento dalla casa dei genitori all’orfanotrofio vero e proprio, in mezzo a tutti gli oltre 60 bambini ospitati allora nella casa. Dopo una prima notte di ambientamento nella nuova camera, dopo una prima settimana di conoscenza reciproca, finalmente l’occasione di poter dormire insieme a voi.
La luce del giorno che si spegne lentamente dietro al tramonto, la porticina che si richiude dietro agli altri genitori, diretti verso la loro dimora. I bambini che ancora scorrazzano nel piccolo cortiletto e giocano; sono solo le 18 ed è già scuro, come se fossimo in pieno inverno in Italia, ma siamo a fine settembre, in Congo, con una temperatura di 40 gradi all’ombra durante la giornata. Due ore per loro, due ore ancora per giocare, prima di esser mandati a letto.
Ma voi no! Sul vostro viso è stampata la soddisfazione di chi ha appena vinto una vacanza speciale: evitare di condividere, come accade ogni notte, un singolo materasso con altri 5-6 bambini, evitare di essere bagnati da qualcuno di loro che si fa ancora la pipì addosso. Nei vostri occhi c’è anche sicuramente la curiosità di stare con questi due musunghi grandi e grossi, che avete appena conosciuto e che vi porteranno a dormire nella loro stanza. Sono 3 metri quadrati, c’è solo un letto singolo, manca la luce e la stanza viene illuminata dalle torce ma a voi deve sembrare una suite imperiale.
A voi è riservato il letto, che potete condividere “solamente” in due e che vi sembra gigante. La vostra mamma vi prepara i pigiamini e vi aiuta a cambiarvi, anche se a 3 e 4 anni siete già ampiamente autonomi. Giochiamo ancora un po’ in questa stanza, spostando il materassino gonfiabile ad una piazza e mezzo per concedervi più spazio. Avete le macchinine e, finalmente, ci potete giocare; potete giocare lontano dagli occhi degli altri piccoli ospiti della casa e da quella che potrebbe essere una comprensibile e sana invidia.
Noi siamo lì seduti sul letto, che vi osserviamo giocare e ridere. Avete già aperto una breccia nel nostro cuore che non potrà mai più rimarginarsi. Siamo lì con voi, ci chiedete a gesti e in francese: “jouer”? E allora sì che giochiamo un po’ con voi e le macchinine, prima di stenderci e dormire.
La giornata è stata pesante, il caldo ci ha fiaccato tutti e quattro; ma mentre voi, con quattro carezze sui capelli arricciati vi abbandonate fra le braccia di Morfeo, io e mamma Annalisa siamo lì con voi ad accarezzarvi ancora e tentare di osservare quel che si riesce delle vostre piccole sagome nere, in un buio ormai totale.
In lontananza udiamo il suono dei tamburi che arrivano dall’università. Sono i giovani studenti che trascorrono la sera cantando e ballando, ma noi siamo scesi troppo in basso per poterli vedere, li possiamo solo sentire. Le ante della finestra sono socchiuse, i vetri sono aperti, per cercare di far circolare l’aria all’interno della piccola stanza, una piacevole brezza comunque calda accarezza i nostri visi mentre stiamo lì seduti sul materassino, con la pancia appoggiata al letto e con le nostre mani su vostri capelli e sui vostri visi. Non riusciamo già più a staccarci da voi, vorremmo essere già nel nostro grande letto matrimoniale, che ci aspetta a casa, tutti insieme. Ma anche così va più che bene, dopo tanta attesa e mille ostacoli che si sono frapposti sulle nostre strade, prima che si incrociassero. Abbiamo un grande privilegio rispetto agli altri genitori che sono con noi in questo viaggio verso la formazione delle nostre famiglie: la possibilità di anticipare i tempi di convivenza. Ed è una condizione che, forse con un po’ di sano egoismo, ci godiamo a pieno. Dormire? Non è possibile, anche quando la stanchezza ci pervade e la posizione scomoda ci suggerisce che forse è meglio sdraiarsi sul materassino, abbracciati perché lo spazio è poco, naso contro naso cerchiamo inutilmente di scorgere l’uno lo sguardo dell’altra. Sono occhi che si inumidiscono presto, sono lacrime di felicità sono carezze e baci per un sogno, per il più grande dei nostri sogni, che sta prendendo corpo e diventando realtà. Siamo lì, che non dormiamo perché in questa notte così magica non c’è davvero un minuto di tempo per dormire. E se di solito, quando si è insonni la notte sembra non passare mai, questa notte sembra volare via in un attimo. Un lungo intenso istante nel quale i nostri diversi odori si mescolano e si confondono.
Tendiamo le orecchie e continuiamo ad ascoltare il vostro respiro. Respiro regolare, respiro tranquillo, respiro sereno di chi inconsciamente, dopo tanta incertezza, forse ha trovato una nuova protezione. Fuori i rumori della notte si dissolvono pian piano, mentre il gallo comincia a cantare e la luce dell’alba fa capolino nella nostra stanza.
Un giorno nuovo è appena cominciato, così come una nuova vita insieme è iniziata. Eravamo due coppie: da un parte due sposi; dall’altra due fratelli. Da ora cominciamo a trasformarci in famiglia!

Fabrizio, marito di Annalisa
Papà adottivo di Claudio e Zac

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